Ancora
novità sul fronte delle ricerche condotte nella cosiddetta “Valle dei Dolmen”
dall’architetto Raffaele Renzulli, appassionato di archeologia. Appena prima
che venga dato alle stampe il libro sui dolmen e sui menhir di Valle Spadella,
infatti, l’architetto Renzulli ha effettuato nuove e più interessanti scoperte
rese note in esclusiva per i lettori di Newsgargano. “Nei giorni scorsi – informa l’architetto
Renzulli – quelli del solstizio d’inverno,
mi trovavo con alcuni amici nella “Valle dei Dolmen”, nella zona più
alta di Valle Spadella, per completare indagini e approfondimenti riguardanti i camminamenti scavati nella
roccia che avevo già recentemente individuato, notando come alcuni di essi
confluissero in un unico camminamento evidenziato da un signacolo in pietra o
forse un menhir; tale unico camminamento conduce ad un vasto emiciclo che si
affaccia sul mare e che è anche la parte più alta di Valle Spadella, forse un
ulteriore santuario legato ai riti del sole. Seguendo uno dei percorsi, prima della
confluenza, – prosegue Renzulli – e precisamente quello verso ovest, ho notato
che esso si allarga evidenziando un numero maggiore di fori, sei o sette, che
man mano diminuiscono fino a rastremarsi in un percorso con un unico foro nei
pressi della confluenza. Ritengo che questo percorso debba essere un percorso
eseguito dall’uomo forse dedicato ai sacerdoti che si avviavano a uno dei tanti
luoghi di riti. Neanche si può escludere che questi fori, perfettamente
cilindrici, siano innesti di palificazioni.
Mentre
tornavo dal sito – spiega sempre Renzulli – notavo al di sotto di una dorsale,
un grande sperone di roccia di circa 7-8 metri per 3 metri, spianato dall’uomo
e in pendenza, con la punta verso l’alto, che ha attirato la mia attenzione
poiché questo sperone era rivolto verso il grande megalite sormontato dal disco
ma anche verso il menhir crollato nell’ipogeo sottostante, che bisognerebbe
rimettere nel sito d’origine, già individuato, per studiarne il rapporto con il
sole, un rapporto che potrebbe essere messo in relazione con gli equinozi.
Di
tutta la struttura del grande megalite, vista di profilo, risultava
intensamente illuminato solo il grande disco. Ho ritenuto di poter mettere in
connessione questo fenomeno proprio con il solstizio d’inverno, momento
dell’anno in cui il sole può illuminare di profilo il disco che sormonta il
grande dolmen: nei giorni del solstizio d’estate invece il sole illumina
frontalmente il disco con l’effetto che ho più volte descritto.
E’
possibile pensare che questi due particolari momenti dell’anno fossero dedicati
ai riti propiziatori in onore del sole. Guardando dallo sperone verso il grande
megalite si osserva che questo rivela, di profilo, uno spessore costante di
circa 90 cm per tutta la lunghezza, comprensiva del grande disco. Tutto ciò non
è né casuale, né spontaneo – conclude l’architetto Renzulli – ma nasce
dall’espressione comunicativa ed espressiva dell’uomo. Tutta la struttura del
grande megalite, nei giorni del solstizio d’inverno è ben visibile nella vallata
e sembra una grande torcia investita com’è dal sole che infiamma solo la parte
superiore del disco, quando l’intero megalite viene oscurato dall’ombra”.
Esperti
e studiosi, comparando esperienze diverse possono spiegare con competenza il
rapporto fra i megaliti della montagna garganica e il sole nei giorni dei
solstizi d’inverno e d’estate e nei giorni
degli equinozi d’autunno e di primavera. Gli abitanti primitivi del
villaggio neolitico avevano sicuramente considerato le caratteristiche del
percorso solare nei giorni suddetti e potevano avere deciso di esaltarne
l’importanza con riti più ampi e solenni, sottolineando la “presenza” solare
sui vari megaliti del sito. Tutte le osservazioni finora evidenziate, tutte le
interconnessioni e gli allineamenti delle strutture megalitiche non sono
né casuali né spontanei, come detto, ma
nascono dall’intenzione espressiva e comunicativa dell’uomo.
Il
fenomeno di grande suggestione può interessare anche esperti internazionali di
astrofisica e di archeologia che hanno già deciso di visitare il sito, attratti
dai documenti video e fotografici della Valle dei dolmen nonché da questi
ultimi ritrovamenti. C’è da dire che la dottoressa Tunzi della Sovrintendenza
archeologica della Puglia, avvisata, appunto, di questo mio ultimo
“ritrovamento” di cui allego le immagini, si è mostrata molto interessata e si
sta ulteriormente attivando per reperire, presso L’Ente Parco e presso Il
Comune di Monte Sant’Angelo, i fondi necessari ad avviare le ricerche. Appare
forse superfluo far notare come le
recenti scoperte effettuate una ventina di giorni fa da Renzulli siano
davvero di grande valore.
“Ora
– dice Renzulli a Newsgargano – c’è
bisogno di indagini, osservazioni e studi condotti contemporaneamente da
esperti di varie discipline affinchè si riescano a comprendere i tanti messaggi
di questi luoghi”. Ma per far questo, occorre che gli enti locali comprendano
l’importanza di questo che potrà divenire ( e forse già lo è) un patrimonio
culturale di grande valore per il Gargano.
Un ruolo
rilevante potrebbe giocarlo l’ente Parco Nazionale del Gargano, il cui
presidente, Stefano Pecorella, ha ammesso l’importanza del sito dolmenico pur
non potendo pronunciarsi in maniera inequivocabile. Contattato da Newsgargano,
Pecorella ha detto che per adesso è prematuro esprimere dei giudizi sulla
rilevanza storico-scientifica del sito dolmenico e che occorrono degli incontri ulteriori con
la responsabile della Sovrintendenza ai beni archeologici della Puglia per
avere la certezza che si tratti di sito dolmenico e quindi per potere
eventualmente destinare agli eventuali scavi
in loco dei fondi finanziati dall’ente di sua competenza.
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